mappa acilia nord
Scuola Secondaria di primo grado

La storia del nostro territorio

La 3C della scuola secondaria di primo grado si è cimentata in un grande lavoro di ricerca per scoprire le antiche radici del nostro quartiere.

Acilia

Acilia è una borgata ufficiale del comune di Roma. Si trova nell’area sud-ovest del comune, esternamente al Grande Raccordo Anulare. Rientra interamente nel territorio amministrato dal municipio X di Roma.
Sorge al km 18-19 della via del Mare tra l’Eur ed Ostia, divisa in Acilia Nord, estesa tra il fiume Tevere e la via Ostiense ed Acilia Sud, da questa via fino a verso la via Cristoforo Colombo, esternamente al Grande Raccordo Anulare, confinando con Casal Palocco.
Fanno parte di Acilia le realtà urbane di Dragona, Dragoncello, Villaggio San Francesco, Monti di San Paolo, Case Basse, Centro Giano, Villaggio San Giorgio, Acilia Nuova e Casal Bernocchi.

immagine satellitare Acilia

Il territorio di Acilia fu abitato già in età preistorica, come reperti trovati confermano. Il primo nucleo urbano di cui si hanno notizie è quello della latina Ficana, sito abitato sin dalla fine del II millennio a.C. Ficana fu eretta in cima al Monte Cugno, alle cui pendici il Tevere compiva un adiacente giro intorno, permettendo ai ficani una posizione dominante per il controllo dei traffici sul fiume; per questo scopo i ficani eressero qui la loro città. Roma per espandersi verso il mare dovette abbattere Ficana, distrutta, secondo la tradizione, da Anco Marzio. 

Ficana, scavi archeologici
Ficana, scavi archeologici

Territorio ricco di leggenda e storia, Acilia prende il nome dall’antica famiglia romana degli Acilii, o gens Acilia, una famiglia di origine plebea dell’antica Roma vissuta in zona che utilizzò il territorio di Acilia come possedimento agricolo ricco di ville e proprietà terriere e diede il nome all’antica borgata, usata anche come scalo lungo la via Ostiense.

Ostia ai tempi dell'antica Roma

Gente ricca e pratica, tribuni del popolo, consoli e legislatori, gli Acilii dominavano il traffico della storica via che collegava Roma allo sbocco sul mare e al suo primo porto. La loro origine antica li portò alle massime vette dell’onorificenza e della ricchezza, senza però dimenticare la difesa e i bisogni degli umili e delle masse, anche quando il loro nome figurava vicino a quello degli imperatori. Gli Acilii utilizzarono il territorio come possedimento agricolo. Recenti ritrovamenti archeologici, al lato dell’antica via Ostiense, hanno riportato alla luce uno scalo di epoca romana utilizzato come luogo di mercato.  

antica mappa del territorio di Acilia

La via Ostiense collegava Roma ai porti di Ostia e di Porto e con la via Portuense aveva intenso traffico di merci e passeggeri verso l’Urbe o viceversa, verso i porti d’imbarco. Molti personaggi di fama storica passarono per Acilia di allora, tra cui Cleopatra VII, Nerone, Gaio Giulio Cesare, Augusto, Paolo di Tarso durante uno dei suoi viaggi; del suo passaggio rimane la zona di Acilia chiamata ancora Monti di San Paolo. Nel 1950 durante lavori agricoli, fu trovato un pregevole sarcofago romano denominato poi Sarcofago di Acilia. 

Ostia nel medioevo

Nel medioevo, caduta la potenza romana, il traffico sulla via Ostiense rimase abbastanza intenso per via delle saline di Ostia la cui produzione  restava forse l’unica fonte di benessere della zona, diventata un ammasso di rovine e palude. Il sale era pagato letteralmente a peso d’oro e molti erano i briganti che popolavano la zona e la loro presenza  è ricordata dalle zone chiamate ancora “Ponte ladrone” e “Malafede”.

Ostie nel medioevo

Acilia rinacque tra il secolo XIX e XX a seguito di un’intensa opera di bonifica che portò alla creazione della cosiddetta Borgata Agreste. La necessità di redimere l’Agro Romano dal degrado e dalla malaria costrinse l’Amministrazione comunale a concretizzare opere di bonificamento agrario attraverso una serie di leggi e la concessione di mutui e sgravi fiscali, con esenzioni, per un ventennio, da qualunque imposta, tassa e dazio. L’aprile del 1912 furono il mese e l’anno di fondazione della prima borgata rurale. Fu però solo con il Fascismo che si affrontò pienamente la gravissima questione del risanamento terriero e della bonifica agraria; infatti solamente nel biennio 1916-1918 fu costruito il BorgoAcilio, che si estendeva su una superficie di circa 36 ettari. Il 20 marzo 1918 arrivò la corrente elettrica e nel 1928 ci fu l’apertura della via del Mare, che favorì lo sviluppo della località. Fino al 20 aprile del 1940, Acilia conservò il modestissimo nome di Borgo. Il giorno successivo, 21 aprile 1940, fu la data ufficiale di nascita della nuova Acilia.

La nuova Acilia

Il progetto dell’attuale Acilia fu redatto nel 1939 e terminato dopo 8 mesi con una prima realizzazione nel 1940 a poche settimane dall’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale. Il governo fascista, su interessamento della principessa Iolanda Margherita di Savoia, decise di dare un alloggio alle famiglie numerose e più indigenti di Roma. Erano stati compiuti i famosi sventramenti in centro città per cui molte famiglie furono collocate nelle borgate ufficiali volute dal regime, ma non fu questo il caso di Acilia, in quanto quest’ultima sorse anni dopo tali sventramenti. 

Furono lottizzati i terreni intorno alla via del Mare, all’altezza di Borgo Acilio, in frazioni di circa 1000 metri ciascuna e attraverso uno schema di vie a reticolo ortogonale, furono collegate tra loro. 

Per le case fu eseguito il progetto che prevedeva l’uso preponderante di un materiale di costruzione assai economico, il “Populit”, un materiale costituito da una specie di grossa paglia in fibra di legno pressata e compattata con una velatura di cemento, ideato durante la precedente Autarchia dall’ingegnere svizzero Dario Pater, amico personale di Mussolini.

Erano a pigione bassa di circa 90 lire al mese. Il contratto d’affitto non prevedeva il passaggio in proprietà; se le autorità riscontravano da parte del locatario un diverso uso e destinazione del terreno o della casa, che non fosse l’uso personale abitativo o per grave inosservanza delle varie clausole sulla buona tenuta dell’abitazione, il contratto veniva rescisso. Queste casette “rapide”, antesignane dei moderni prefabbricati, dovevano durare qualche anno ma molte esistono ancora oggi, dopo 75 anni.

La nuova Acilia

Dragona e Dragoncello

Già abitata in epoca romana, la zona fu chiamata Curtis Draconis da papa Gregorio IV (827-844) per la presenza di grossi rettili colubridi, detti “draconi” dai locali.

Nella Curtis Draconis papa Gregorio IV costruì per sé una splendida villa di campagna. Dragone dunque era il nome comune di tutto il tratto dell’Agro Romano, fra il Tevere, a partire dal Fosso di Malafede, ed il territorio di Ostia (Saline), durante i secoli XI, XII e XIII.

In epoca medioevale il Fundus Draconis fu suddiviso in due parti: “Dragoni” e “Dragoncello”.
Dal XVI secolo “Dragoni” divenne proprietà dei marchesi Paluzzi Albertoni e verso la fine del XVII secolo la tenuta passò ai principi Altieri. Alla fine del XIX secolo Antonio Corsetti la acquistò dai principi Altieri e la tenuta fu divisa tra i due figli: Carlo ebbe la parte verso il Tevere e Francesco quella verso via dei Romagnoli. Dalla vendita e lottizzazione di quest’ultima parte della tenuta, sorse spontaneamente l’attuale quartiere.

Mappa tenuta di Dracone

L’ altura di casale Dragoncello, dove esisteva una piccola raccolta di materiale archeologico fino a pochi anni fa, è stata erroneamente ritenuta la sede dell’antica città latina di Ficana fino agli anni ’70 dello scorso secolo. Nel 1971 la brillante ricercatrice prof. Stefanella Gigli ha correttamente identificato nella collina di Monte Cugno (Monti di San Paolo), distante circa 1,5 km da Dragoncello, il sito della città latina distrutta dal re Anco Marzio durante la prima espansione di Roma verso il mare, culminata nella fondazione di Ostia. Negli anni 80,a Monte Cugno Ci furono dei lavori archeologici, sostenuti  dalla Regina d’Olanda in persona. Furono rinvenuti diversi reperti, ma non e’ rimasto nulla di Ficana che, fondata sicuramente prima di Roma, non ebbe la fortuna di avete un’isola Tiberina che le permettesse di superare il fiume, allora molto più ricco di acque di oggi. Sulla sponda dove oggi c’è Ponte Galeria  c’erano gli Etruschi. Virgilio nell’Eneide descrive la foce del Tevere e secondo alcuni studiosi sembra proprio che Enea, fuggito da  Troia sia sbarcato proprio dove c’era Ficana.  

Villaggio San Francesco

Cartolina d'epoca del villaggio S. Francesco

Sulla destra della via del Mare, su un terreno ceduto dal Comune, venne realizzato Il Villaggio su iniziativa della delegazione italiana dell’ UNRRA-CASAS (Comitato amministrativo soccorso ai senzatetto), ente edilizio parastatale, presieduto da Ludovico Montini, fratello del futuro pontefice Paolo IV, che riuscì ad ottenere gli aiuti dell’organizzazione statunitense per progetti edilizi a vantaggio dei senza tetto. Fu finanziato anche con una donazione vaticana decisa da Pio XII.
Nel 1948 si costituì il Comitato Romano Villaggio san Francesco, ad opera di noti professionisti romani che gratuitamente di prestarono e il 4 ottobre del 1949, giorno della festa di San francesco, vennero assegnati i primi 30 alloggi, destinati principalmente ai sinistrati dei bombardamenti del luglio del 1943.

Allo scopo di aiutare gli abitanti a trovar lavoro, sorsero la Sarma, che fabbricava mattonelle di mosaici per piscine e bagni, la Saffa che produceva fiammiferi e la Dorica che produceva inchiostro.

Il film “Le notti di Cabiria” di Fellini , è ambientato in gran parte nel territorio del Villaggio dove viveva la protagonista Cabiria ed è un documento interessante per la storia del quartiere.

edificazione quartiere san Francesco

Le “Casette Pater”, che furono costruite nel Villaggio,  erano casette bifamiliari su un unico piano, realizzate con pannelli rettangolari di “Populit”, la fibra di legno pressata e cementata, formanti i muri perimetrali; il solaio era costruito con travature complesse sostenenti un tetto di tegole a spiovente, tutte uguali e tutte dotate di oltre 1.000 m² di terreno di pertinenza, per lo più usato ad orto/giardino. Erano prive, in origine, di portico, terrazzi, box, soffitte e cantine (non avevano nemmeno le fondamenta).

Gli appartamenti erano  formati da salone, angolo cottura, un piccolo bagno, dotato solo di un vaso WC e piccolo lavandino e due camere, una grande ed una piccola; anche il terreno veniva diviso a metà per la cura degli orti che numerosissimi crebbero in seguito; l’acqua era a forfait, un grande cassone posto in alto in ciascun bagno raccoglieva continuamente acqua erogata razionata da una chiavetta bollata non regolabile; per irrigare l’orto si scavarono pozzi azionati da pompe idrauliche a mano. 

cantiere

Le casette dovevano essere abitate da due famiglie diverse ma, visto il grande numero di componenti di ciascuna, il governo fascista decise di dare una casa a famiglia. Paradossalmente ogni famiglia, pur sotto lo stesso tetto, viveva in due appartamenti separati, con due ingressi principali, due cucine, due saloni ma ben 4 camere e due bagni ed un terreno di 1000 m². 

I traslochi della mobilia e delle masserizie degli assegnatari furono effettuati gratuitamente su autocarri del Governatorato di Roma, che si occupò persino della fornitura delle lampadine elettriche. I primi abitatori di Acilia sembravano più coloni che inquilini. La zona scelta per l’insediamento era umida, fredda, sabbiosa e desolata, non certo adatta alla salute di chi ci viveva; ma forse una casa con bagno molte famiglie ancora non l’avevano mai avuta. 

Il “centro commerciale” di allora, era la zona dei Monti di San Paolo, dov’era l’osteria, la Chiesa della Sacra Famiglia, completa di campanile anch’essa in fibra di legno pressata, un porticato con un bar e qualche negozietto di alimentari e merce varia, il tutto intorno ad una piazzetta, piazzetta che nel dopoguerra fu intitolata a Lido Duranti, martire aciliano delle Fosse Ardeatine. 

La zona al di là della ferrovia era collegata da un tornante per i pedoni e le macchine, il “Ponte di Acilia” che scavalcava la Via del Mare con un lungo arco decorato con tondi di fasci littori; da qui si scendeva per arrivare alla stazione di Acilia oppure più avanti si attraversava il ponte sulla ferrovia e si era ad “Acilia vecchia” quella del Borgo Acilio, formata dalla Casa del Fascio, le scuole elementari inaugurate il 27 ottobre 1929, il presidio medico, qualche casa e più avanti dalla chiesa di san Leonardo da Porto Maurizio, inaugurata il 7 novembre del 1936. 

sovrappasso ferroviario

Pomposamente, com’era nello stile della propaganda fascista, Acilia fu inserita nella collana “Le città di Mussolini” con un piccolo libro, illustrato con diverse fotografie. In queste foto si mostrava la famiglia-tipo di Acilia mentre coltivava l’orto, desinava e passeggiava sui nuovi viali della borgata; per quelle foto ai giornalisti, la famiglia aveva indossato gli abiti più decorosi che possedeva: si vedevano signore a pranzo con il vestito da sera di festa, uomini che coltivavano l’orto con il vestito del matrimonio e ragazzi che giocavano con il vestito della Prima Comunione. I giornalisti scrissero che quello che stupiva di Acilia era l’estrema povertà dei suoi abitanti. 

Il 28 ottobre 1928 fu aperta la seconda autostrada al mondo, dopo la Milano-Laghi, la Roma-Ostia o più conosciuta come “Via del Mare”. Questa autostrada partiva dal “Teatro di Marcello” a Roma e univa simbolicamente il Campidoglio con il Mar Tirreno. Questa autostrada attraversa e divide in due Acilia come del resto fa la ferrovia Roma-Ostia di costruzione precedente, che insieme alla via Ostiense le scorrono parallele.